Pierantonio FRARE, L'impossibile
ironia: il «Sesto tomo dell'io», in Iugo Foscolo. L'Italie et la
Révpolution française, Textes recueillis par enzo Neppi, Presses
Universiatire de Grenoble, Grenoble 2004, pp. 141-53.
Nel «Sesto tomo dell’Io» Foscolo sperimenta un romanzo
posto sotto il segno del disincanto ironico. Si tratta di una scelta che si
inserisce a pieno titolo nel recupero dell’ironia – come strumento retorico
ma anche filosofico – operato dagli scrittori illuministi in tutta Europa nel
Settecento e che verrà poi portata al suo massimo sviluppo dai romantici
tedeschi radunati attorno alla rivista “Athaeneum”.
Nella sua opera, Foscolo adotta
alcuni stilemi tipici della scrittura ironica: la
messa in luce, e alla berlina, dei meccanismi narrativi; il ricorso alla
citazione, accompagnata dal rovesciamento di senso del discorso citato;
frammento e il paradosso (che sono tra i concetti chiave della speculazione di
F. Schlegel sull’ironia). E, soprattutto, disegna un protagonista (Lorenzo,
che è anche il narratore) sradicato, senza legami di sorta, e quindi, in una
condizione esistenziale particolarmente adatta all’esercizio dell’ironia.
Non appena il romanzo autobiografico si interna nel
proprio argomento, cioè appunto nella narrazione delle vicende dell’io, il
narratore abbandona questi strumenti della distanziazione riflessiva e ironica a
favore di una retorica dell’immedesimazione patetica, postulando in tal modo
una aderenza della descrizione all’oggetto, della parola alla cosa – una
trasparenza del vero, insomma – che comprimono, fino ad annullarlo, lo spazio
in cui si muove e vive l’ironia. Il fatto è che l’ironia si rivela, al
narratore, come una nemica mortale delle illusioni:, di quelle illusioni che, in
questa fase almeno della poetica fosocliana, sono necessarie, prima e più che
per il lettore– per l’io implicito (a sua volta, pericolosamente tentato di
coincidere con l’io empirico).
Ecco perché nel Sesto tomo
dell’Io si assiste ad un progressivo slittamento dall’intenzione
ironico-ragionativa di partenza verso un tono sentimentale e passionato che
avrebbe trovato il suo sfogo e la sua sede più appropriata nel rifacimento
dell’Ortis.
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